Ah.


La ragione sa benissimo che l’istinto è il suo migliore amico. Mentre lei é lì chiusa in una stanza che si arrovella, riflette, considera, valuta, calcola le conseguenze, disegna progetti, fa equazioni e disequazioni… lui si stufa, esce fuori ricordandosi al massimo le sigarette – senza nemmeno prendere le chiavi di casa, dirle niente o salutarla – e decide per entrambi, perché del resto é lui ad avere il potere esecutivo. Sa che soltanto lui può liberarla e non vuole vederla così. All’insaputa di lei, che probabilmente cercherebbe di bloccarlo ancora una volta o due, tanto che in certi casi precedenti ha dovuto addirittura tramortirla e lasciarla stesa sul divano. Tuttavia, è uno veloce, fa le cose in fretta, si sbriga. Quando ritorna la trova lì che sta bevendo una tazza di camomilla sul letto e non sa ancora cosa sia veramente meglio. Lui apre la porta della camera ancora prima di posare sciarpa e cappotto e le dice semplicemente “ho fatto”. E la palla torna di nuovo a lei. Che lui fa quello che deve ma poi si dilegua, come uno specialista chiamato appositamente. Con la differenza che si attiva da solo. Lei non può che prendere atto della cosa, rispondere con un “ah” al quale non sa aggiungere nulla e cominciare a rimuginare sull’accaduto. Contenta, da una parte, di non doverci pensare più, perché era quello il suo vero problema; cominciando, dall’altra, a riflettere sulle eventuali ripercussioni. Iniziando però a sciogliersi lentamente, rilassarsi, e forse pure a voltare pagina e pensare alla cena. Anche se l’istinto non è particolarmente schizzinoso e mangia quasi tutto. E’ un buon coinquilino in fondo, tolto quando s’innervosisce troppo, quasi sempre per colpa della ragione stessa.

(da un mio racconto)

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